Il mondo è bello perché è vario. Potrebbe sembrare una frase giusta e letteralmente bellissima.
Sinonimo di inclusione e partecipazione attiva globale.
Il viaggio come strumento di conoscenza e avvicinamento all’ “altro” senza limiti e paletti pregiudicanti.
Eppure qualcosa non mi torna.
Mi definisco un ottimista a oltranza e sono positivo per natura ma nonostante tutto non riesco ad essere d’accordo con questa frase.
Non sono cieco.
Viaggiare per me non è uno strumento di scoperta, non più, in passato forse lo era ma adesso no.
Nessuno è lo stesso di ieri e anche se a volte la cosa avviene impercettibilmente le persone cambiano, sia dentro che fuori ed io non faccio di certo eccezione.
Viaggiare per me è sinonimo di vita e la vita può essere qualcosa di estremamente meraviglioso…come un bacio in riva al tramonto, oppure può essere drasticamente orribile…come un cielo adornato di bombe.
Vivo il momento storico attuale da lontano, come d’altronde ne ho vissuti altri, in un lasso di tempo curiosamente breve.
Prima il covid e poi la minaccia di una guerra mondiale.
…il mondo è bello perché è vario…
Quello che il viaggio mi ha insegnato in questi ultimi tre anni è che il mondo è certamente vario ma non sempre bello.
Ci sono guerre che non si sono mai spente in angoli di mondo poco conosciuti ai più.
Non hanno suono le bombe anonime lanciate senza bandiera, cadono troppo lontano, in silenzio.
In Palestina ci sono muri che avanzano ogni singolo giorno divorando terra mista a disperazione.
In Egitto i casi di privazione illegittima della libertà abbondano, senza contare una percezione della donna lontana da ogni logica razionale.
In Giordania a molte persone manca l’acqua…l’acqua.
L’India non fa testo, non basterebbe la tastiera a capitolarne i problemi.
In Thailandia vengono montati zoo umani, con tanto di rispetto per gli altri animali, che di certo non se la passano meglio, sfruttati dalle aziende dei trasporti locali.
In Laos ci sono ancora così tante mine inesplose che non basterebbero tutte le persone che ci vivono dentro per eliminarle completamente.
In Messico incontro gente che ha intrapreso un viaggio disperato, a piedi e in autostop, partendo dalle regioni più povere dell’America Latina per raggiungere il sogno americano, in fuga dalla fame.
Mi fermo a queste realtà perché sono quelle di cui ho conoscenza diretta avendoci viaggiato da poco, ma la lista potrebbe essere ancora tanto, ma tanto, lunga.
Viaggiare non è sinonimo di felicità ma di vita sicuro
Perché in fondo la vita è così, si ama e si odia il prossimo vicino come lo si fa con lo straniero lontano.
Eppure un viaggiatore non si ferma mai, viaggia comunque, perché in fondo la vita andrebbe avanti lo stesso anche senza di noi.
Provo dolore per quello che sta accadendo in questo momento, ma non solo in Ucraina.
Una persona a me molto cara ieri mi ha fatto riflettere tanto “mio padre è a Odessa” ha detto…non sapevo cosa rispondere.
Ma io sono ancora qui, respiro, sono vivo e nonostante tutto viaggio…perché in fondo il mondo è vario ma non sempre è bello.