Varanasi la città sacra dell’India anche detta la città della luce, tante sono le cose da fare e ancor più da vedere.
Varanasi non è una città qualsiasi, quello che accade giornalmente lungo le rive del Gange non è uno spettacolo preconfezionato per stupire i turisti.
Quello che accade nei suoi Ghat (cosa sono?) può lasciare negli occhi del viandante un ricordo indelebile, una sensazione di alienazione, quasi anacronistica. Varanasi non è per niente una città qualsiasi.
Varanasi si trova nello Stato dell’ Uttar Pradesh e conta più di 3 milioni di abitanti. Pensate che con i suoi 3500 anni di storia è una delle città ancora abitate più antiche del Mondo!
Perché Varanasi è così importante?
La città sacra per antonomasia deve la sua importanza ai riti crematori che solo qui raggiungono il massimo del loro potenziale. Sono una cosa sicuramente da vedere qui a Varanasi.
Secondo la religione Indù il mito di Varanasi trova la sua radice nella lunga meditazione che tenne occupato il Dio Shiva nel compassionevole tentativo di regalare agli uomini una via di fuga dal Smasara, il circolo di nascita e rinascita che incatenava l’anima degli uomini.
Sembra che la sua meditazione durò così a lungo da creare una fossa nel punto esatto in cui egli sedeva. Questo atto d’amore non passò inosservato al Dio Vishnu che si manifestò al suo cospetto. Shiva chiese a Vishnu di garantire la salvezza a tutti i fedeli che si fossero recati a Varanasi almeno una volta nella vita…Vishnu acconsentì.
Shiva approfittò del buon momento per avanzare un altra richiesta, chiedendo a Visnhu di garantire il Moksha a tutti coloro che fossero morti nella città sacra mettendo fine al ciclo dell’eterna rinascita. Visnhu acconsentì nuovamente e prese tra le sue mani la testa di Shiva scuotendola con affetto, da quel gesto un orecchino si staccò dall’orecchio del Dio finendo per terra…in quel punto esatto nacque il ghat Manikarnika.
Manikarnika, anche chiamato ghat ardente, è il luogo in cui da millenni i corpi dei fedeli vengono dati alle fiamme secondo il rito della cremazione. Vengono cremati oltre 200 corpi al giorno, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Cospargendo le ceneri dei defunti nel Sacro Gange.
Il Gange è venerato come impersonificazione della Dea Ganga (Madre Ganga) ed è molto semplice osservare la venerazione quotidiana che avviene sulle sue rive da parte dei fedeli, che alle prime luci dell’alba si ritrovano sulle sponde dei Ghat per compiere le loro abluzioni, mischiando i loro corpi caldi nelle fredde acque del sacro fiume.
Per gli Induisti Varanasi è l’unico luogo sulla Terra in cui gli Dei offrono agli uomini la possibilità di spezzare il Samsara offrendo su un piatto d’argento il Moksha, per questa ragione la città è da sempre meta storica di fine vita: la gente viene a Varanasi a morire.
Per saperne di più vi consiglio questo piccolo libro.
Il rito della cremazione
Di cose strane durante il mio viaggio ne ho viste tante ma questo rito lascia letteralmente a bocca aperta.
Nella città sacra di Varanasi una cosa da vedere assolutamente è il rito della cremazione.
Secondo tradizione il corpo del defunto che si appresta a essere cremato viene dapprima ripulito per poi essere avvolto in un sudario. Dopodiché, il corpo, viene immerso nelle acque del Gange per essere purificato, successivamente la slama riposa sulla riva in modo da asciugare completamente.
Il rito di purificazione è celebrato dal primo figlio maschio del defunto, in assenza, ne farà le veci il membro più anziano della famiglia, aiutato dai Dom (chi sono?). Per prepararsi al rito il cerimoniere deve essere rasato a zero, bagnarsi nelle acque purificatrici e indossare una tunica bianca, mentre i Dom preparano la pira.
Dopodiché si passa nel vivo del rito, il cerimoniere acquista il fuoco dal “Signore dei Dom” custode del fuoco sacro che arde ininterrottamente all’interno di un tempio vicino al ghat.
Il rito può iniziare, il fuoco sacro da inizio alla cremazione. Il corpo brucia interamente in circa 3 ore.
Durante il processo di combustione nessuno piange, si rispetta il silenzio per non intercedere con il processo di trasmigrazione dell’anima. Per questo motivo le donne non sono ammesse al rito.
Una volta che il corpo viene completamente bruciato, una canna da bambù viene usata per rompere il cranio del defunto in modo tale da liberarne l’anima.
Alla fine i resti vengono raccolti e gettati nel Gange.
Non tutti hanno bisogno del rito della cremazione per giungere al Moksha. Dal rito sono esclusi i neonati, i sadhu (chi sono?) e le mucche, costoro vengono considerati già puri per diritto divino, quindi vengono liberati direttamente nelle acque del Gange.
Sembra che in passato, non di rado, le barche incrociavano i corpi galleggianti di quel che restava dei presenti puri di spirito, cosicché oggi, per mettere fine a questa originale visione, i corpi vengono ancorati a grosse pietre in modo da rimanere sul fondo del fiume e far vivere sogni tranquilli ai tanti turisti increduli.
Vi assicuro che il rito della cremazione rappresenta il viaggio nel viaggio, una sensazione difficile da spiegare, un esperienza indelebile. Assistere all’apoteosi dell’Induismo e restare muti, in silenzio, assorti dal pensiero costante che un altra via esiste, un pensiero che si mischia al fumo grigio dei corpi fumanti e si confonde con il volo degli aquiloni.
…Varanasi è pura magia...
Il Ganga Aarti da vedere a Varanasi
Una cosa da vedere almeno una volta a Varanasi è senza dubbio il Ganga Aarti, un rito peculiare legato alla venerazione del Gange.
Si tratta di una speciale puja (cos’è?) con l’ elemento dominante rappresentato dal fuoco, si celebra 2 volte al giorno: all’alba e al tramonto.
I fedeli sono tantissimi, ammassati sulle scalinate del Dasaswamedh Ghat, intonano canti all’unisono accompagnati dal suono delle campanelle e il boato dei tamburi.
Dal Gange le barche affollate galleggiano nell’oscurità spezzata dal luccichio delle piccole candeline offerte alla Dea Ganga, il fumo degli incensi spumeggia nell’aria e danza accanto ai petali dei fiori colorati sparsi nell’aria per rendere omaggio agli Dei.
I 5 cerimonieri sembrano quasi rinchiusi agli sguardi di questo strano pubblico poggiato sui gradini del Sacro. Con maestria domano i fuochi e cospargono di spirito le lancette del tempo, che qui a Varanasi assume un significato differente.
Il rito dura circa una mezz’oretta ma è bene recarsi prima per non correre il rischio di non trovare letteralmente posto.
Da vedere il volo degli aquiloni a Varanasi
La città sacra non è una città qualsiasi, non smetterò mai di dirlo.
C’è tanto da vedere a Varanasi e alcune cose potrebbero sembrare assurde agli occhi di un viaggiatore occidentale.
La città della luce è sporca, caotica, maleodorante, piena di animali di ogni genere che vivono in simbiosi con gli abitanti locali. La miseria è quotidiana, la si trova negli occhi dei bambini supplicanti un offerta che riempia le piccole pance rigonfie di niente. Varanasi è tristezza.
D’altro canto Varanasi è il Centro del Mondo. Cordialità e umiltà colorano le strade ricche di vita che portano al sorriso ultimo dei corpi fumanti sulle rive del Gange, alla ricerca di un ineluttabile fine. Varanasi è il sorriso nascosto sotto i baffi dei sadhu. Varanasi è gioia.
Il volo degli aquiloni si intreccia al fumo grigio dei corpi in fiamme regalando uno spettacolo a cielo aperto dove la Morte incrocia la Vita.
Se avete voglia di mettervi in gioco sulla vostra terrazza vi consiglio di fabbricare da voi il vostro aquilone e lanciarlo alto nel cielo!
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Ecco il post Instagram e Facebook dove potete trovare più foto e le sensazioni a caldo. Seguitemi per i prossimi aggiornamenti.
Una guida che potrebbe tornare utile durante il vostro viaggio per avere le idee più chiare su cosa visitare ed ottimizzare i tempi potrebbe essere quella della Lonely Planet dedicata all’India.
1 comment
[…] ammettere che il primo impatto è stato più positivo! Lasciavo alle mie spalle Varanasi e tutta l’India con il suo caos e tutte le sue magnifiche stranezze, mentre Bangkok sin da […]