“Il viaggio termina quando gli innamorati si incontrano”
William Shakespeare
Non ho mai preso sul serio le grandi citazioni delle menti illuminate, non ho mai creduto nelle frasi fatte e tanto meno nel pensiero puramente collettivo che trova casa nelle belle parole lasciate a metà, tra la strada di chi c’era ieri e non ci sarà domani.
Il viaggio è un esperienza personale, una scoperta che va aldilà del mondo così come lo vediamo.
Il viaggio inizia nella mente e si fa strada nel labirinto dell’incertezza, dove non conta il domani, non importa la meta…la strada vestita di presente brilla negli occhi di chi ancora sa sognare ed è lì che il viaggio prende forma, come un bruco che diventa farfalla.
Il mio viaggio inizia da lontano, sapevo che prima o poi avrei mollato gli ormeggi pronto a perdermi nel mondo, raccogliendo sulla strada solidi sassi solo per ricordare a me stesso che la realtà, alle volte, supera di gran lunga la fantasia.
Credevo che l’amore assumesse le forme dei miei desideri, e per essere sincero non desideravo altro che perdermi nelle nuvole, nello specchio d’acqua di un tramonto nuovo, nell’irrecuperabile incertezza di un ricordo da costruire.
Ho incontrato l’amore nel soffio del vento, nel richiamo dei muezzin, nel volto del ragazzo della porta accanto, nel profumo d’incenso, nello squallore della povertà, nel mio grande zaino rifornitore di certezze, nel profumo del caffè turco la mattina, nell’inquietudine della scoperta, nella grandezza delle Piramidi, negli occhi ambigui dei beduini, nelle campanelle indiane che alimentano la puja (cos’è?), nel sorriso del Buddha, nella pienezza del Mekong, nel volo del Diablo.
L’amore è inclusione.
Sono la persona più normale di questo mondo e ne pago il prezzo.
L’amore del viaggio non poteva scostarsi dall’amare il prossimo, ed è così che mi sono perso nelle labbra arrossate di inguaribili sognatrici che alle parole preferiscono i baci, consapevoli del fatto che il mondo è una matriosca, in cui gli opposti si attraggono, le differenze cadono, i desideri lasciano le stelle e bruciano nell’irrimediabile certezza di un improbabile arrivederci.
L’amore durante il viaggio diventa magico, la passione si perde nelle strade meno battute, i corpi si uniscono in una danza sconosciuta a ritmo di musica tribale, ancestrale ricordo di un mondo differente.
L’amore diventa parentesi nell’equazione del movimento, ed lì che mi chiedo, in un calcolo d’autore, può l’amore mettere fine alla parola viaggio?
L’amore è condivisione, il viaggio è condivisione.
Credo che il viaggio degli innamorati sia la soluzione al quesito.
L’amore assume le forme più disparate, si riscopre difettoso agli occhi sedentari, tributari del prezzo di una normalità sofferente dalle mura dorate.
Eppure l’amore è sempre lì tra le parole che diventano fiume, tra i silenzi parlanti, tra le mani che accarezzano la notte, tra il sorriso complice che termina le frasi della controparte. Non c’è vergogna nel buio della gelosia, non c’è rimedio al volo degli aquiloni, non c’è amore senza libertà.
L’incontro degli innamorati è solo una tappa, non sarà mai la meta.
…il viaggio termina quando gli innamorati si incontrano…così diceva Shakespeare...